È stato un trionfo. E siamo solo al secondo giorno del festival. La stampa accreditata alla Festa del Cinema di Roma ha accolto con applausi scroscianti e commenti molto positivi ‘Lo chiamavano Jeeg Robot’, il lungometraggio che segna il debutto alla regia di Gabriele Mainetti, popolarissimo su YouTube grazie ai suoi due cortometraggi, Basette e Tiger Boy, con i quali ha ottenuto diversi riconoscimenti in Italia e all'estero.
È piaciuta molto la storia di Enzo Ceccotti (uno straordinario Claudio Santamaria), che nel film si trasforma nel supereroe di Tor Bella Monaca, storico quartiere difficile della Capitale.È piaciuta questa storia tutta italiana, a cominciare dalla co-produzione (la Goon Films, dello stesso Mainetti, e Rai Cinema), dalla distribuzione (Lucky Red) e dagli interpreti, tutti molto bravi nel lasciare un ricordo preciso nelle menti dello spettatore. Un film che è un piccolo gioiello del nostro cinema, uno di quelli che quando lo vedi ti resta dentro a lungo perché ha un modo tutto suo – vincente è dire poco – nell’affrontare temi come l’amore, la diversità, la violenza, la disuguaglianza sociale, i social network, l’ossessione di apparire e quel bisogno tipico dei nostri tempi di essere per forza qualcuno e di avere qualcosa. Il tutto, senza dimenticare, ovviamente, il genere ‘supereroistico’ condito con chiari rimandi a Tarantino (in molte scene, è impossibile non pensare a 'Le iene' o a 'Pulp Fiction'), con citazioni ironiche di film cult, come 'Spider-Man' e 'Superman', e di fortunate serie tv, come ‘Romanzo Criminale’ e ‘Gomorra’.
‘Lo chiamavano Jeeg Robot’ è la storia di Enzo (Santamaria), un ragazzo di borgata che sbarca il lunario come può, tra un furto e l’altro, non curandosi affatto dell’ambiente degradato in cui vive. È un taciturno che non ha nulla da dire a sé stesso oltre che agli altri, tanto che la sua unica compagnia sono i vasetti di yogurt alla vaniglia e i dvd di film porno che – rispettivamente – mangia e guarda in gran quantità. Non conosce altra realtà perché quella intorno a lui non esiste più. Gli è stata portata via negli anni, proprio a lui, che vive a Tor Bella Monaca da quando è stata costruita (nel 1983) e che ha assistito alla trasformazione di quello che doveva essere un posto residenziale per famiglie normali in uno dove la delinquenza ha il sopravvento e dove viverci è sempre più difficile.
Un giorno, dopo una colluttazione, si getta nel Tevere e finisce in un bidone contenente materiale radioattivo, acquistando così superpoteri che lo fanno diventare invincibile, quello che ci voleva per la sua carriera di delinquente. Tutto cambia, però, quando incontra Alessia (Ilenia Pastorelli), una ragazza con problemi psichici che è convinta che lui sia l’eroe del famoso cartone animato giapponese Jeeg Robot d’acciaio. A quel punto, le loro storie andranno ad intrecciarsi con quella dello Zingaro, (Luca Marinelli, che di recente abbiamo visto anche in Non essere cattivo di Claudio Caligari), un boss locale capace di uccidere a mani nude come, di pulirsi subito dopo le mani con il disinfettante (è ossessionato dall’ordine e dalla pulizia) e di cantare a squarciagola una canzone di Renato Zero o della Bertè.
“Da bambino, per molto tempo ho guardato i supereroi, soprattutto Spiderman, che ho amato e odiato allo stesso tempo”, ha detto Claudio Santamaria in conferenza stampa. “Se avessi i super poteri entrerei in Parlamento e…a quel punto quello che succede non lo so”. “La ricerca del supereroe è un po’ come la ricerca di Dio - ha aggiunto - anche lui potrebbe essere un supereroe, visto che rappresenta il bisogno del nostro contatto col sovraumano”. Santamaria, che si è ingrassato di venti chili per il film, arrivando a pesarne cento, è l’Hiroshi del celebre cartone animato inventato nel 1975 (trasmesso in Italia nel 1979) che si trasforma nella testa di Jeeg, un robot potentissimo, con la differenza che lì la cosa succedeva grazie all’inserimento di una campana di bronzo nel suo corpo, qui in seguito ad una caduta nel Tevere.
“Il mio è un film che prova ad essere molto diverso dagli altri, senza nulla togliere alle commedie o all’approccio autoriale. Cerca di attraversare un po’ tutti i generi e secondo me è figlio di una contemporaneità”, ha spiegato il regista all’Huffington Post. “Non ho voluto raccontare le avventure di un superuomo in calzamaglia, ma ho fatto il possibile per continuare a sospendere l’incredulità dello spettatore”. “E’ un film molto italiano, molto romano, ha aggiunto Marinelli, che interpreta il cattivo, che non è poi solo così. “Nessuno è cattivo e basta, la cattiveria è un momento, non si nasce così”, ci ha spiegato. Avremmo davvero bisogno di un super eroe come Enzo/Jeeg, soprattutto in una città come Roma, per porre fine a tutte quelle brutture che succedono ogni giorno in una città straordinariamente bella.
‘Lo chiamavano Jeeg Robot’ uscirà nelle sale italiane a marzo del prossimo anno. Ve ne innamorerete.
http://www.huffingtonpost.it/2015/10/17/fe..._n_8321850.html