Film del 1982 del maestro dell’horror John Carpenter, ‘La Cosa’ è il remake di un film del 1951 (‘La cosa da un altro mondo’), e uno dei primi film ad alto budget del regista americano (all’epoca costò qualcosa come 15 milioni di dollari). E’ il primo film della cosiddetta ‘Trilogia dell’Apocalisse’ di Carpenter – tre film slegati fra loro dal punto di vista della trama, ma con la tematica comune dell’annientamento della razza umana attraverso un evento scatenante inarrestabile (gli altri due sono ‘Il Signore del Male’ – ‘John Carpenter’s Prince of Darkness’ – del 1987 , e ‘Il Seme della Follia – ‘John Carpenter’s In the Mouth of Madness’ – del 1995).
Inizialmente snobbato nelle sale cinematografiche e massacrato dalla critica, il film divenne un cult fra gli appassionati grazie alla distribuzione nell’home video (un destino comune a parecchie opere di Carpenter, basti pensare a ‘Grosso Guaio a Chinatown’), tanto da essersi meritato la menzione come uno dei 500 migliori film di tutti i tempi (Empire Magazine, 2008) e uno dei film più spaventosi (al 17° posto per la Chicago Film Critics Association).
La trama è abbastanza classica nel suo genere, quello del ‘mostro in un circolo chiuso’: in una base scientifica in Antartide, un gruppo di ricercatori americani ha un incontro/scontro con alcuni scienziati norvegesi che piombano in elicottero pesantemente armati inseguendo un cane husky, apparentemente senza motivo. Non parlando la loro lingua e venendo attaccati con le armi, rispondono al fuoco e li uccidono. Ma per quale motivo i norvegesi sono impazziti ?
Il pilota di elicotteri RJ MacReady (un granitico Kurt Russell) guida una spedizione alla loro base, e qui la terribile scoperta: la base è distrutta, gli scienziati morti (alcuni in modo orribile e grottesco), e vengono fatti due ritrovamenti particolari: un cadavere deforme e mostruoso e un blocco di ghiaccio che apparentemente doveva aver contenuto QUALCOSA.
Tornati alla base con i resti del corpo deforme e le riprese video della base norvegese, gli scienziati americani arriveranno presto alla macabra verità: il cane inseguito dall’elicottero era in realtà una creatura liberata dai ghiacci – un essere mutaforma in grado di assimilare altre entità biologiche ed imitarle alla perfezione – che comincerà ad aggredire i cani nelle loro gabbie. Dopo averlo distrutto a colpi di lanciafiamme, ed aver visionato i filmati dei norvegesi che mostrano un gigantesco scavo nei pressi della loro base, MacReady tornerà in quel luogo – e scoprirà che lo scavo è quello di una nave spaziale bloccata nel ghiaccio da ere immemorabili.
Presto nella base americana tutti quanti capiranno che non è così semplice liberarsi della COSA… visto che ogni sua piccola parte (incluso il corpo deforme ritrovato e portato per l’autopsia …) può rigenerarsi e continuare la sua opera di contagio e replicazione.
Bloccati nella base dalla tormenta, con la radio e l’elicottero distrutti da uno degli scienziati preso da una crisi di panico, senza possibilità apparente di distinguere i normali esseri umani dai ‘cloni mutanti’ della Cosa, e con la certezza che se questa dovesse raggiungere il mondo civilizzato si spargerebbe come un’epidemia in grado di sostituirsi all’intero genere umano nel giro di pochi anni, i superstiti dovranno superare le loro paranoie, diffidenze e sospetti e collaborare per sradicare la minaccia… ma ne saranno in grado ?
Il film è claustrofobico, in puro ‘stile Carpenter’, ambientato per la quasi totalità in spazi chiusi (l’interno della base americana) o comunque in condizioni estreme (gli esterni durante la tormenta polare), con lunghi silenzi e una ossessiva musica cupa di sottofondo (composta da Ennio Morricone, una rarità per un film di Carpenter, visto che di solito è lo stesso regista a comporre le musiche dei suoi film). Gli effetti speciali, curati dall’allora giovanissimo Rob Bottin (famoso per gli effetti speciali di Robocop) e con la collaborazione di Stan Winston (Terminator, Jurassic Park, Predator) possono apparire grotteschi o semplici per gli standard di oggi, abituati come siamo alla computer graphic, però bisogna ricordarsi che questo è un film del 1982, e gli effetti speciali dell’epoca – trucco pesante, modellini animati in ‘passo uno’ e protesi in plastilina e silicone – riescono a rendere in modo eccellente il disgusto grottesco delle mutazioni ‘impossibili’ della Cosa; ne sono un esempio magistrale le tre forme ‘iconiche’ della Cosa, il Cane Mutante (creato da Winston), la Testa-Ragno e la Massa Informe finale.
Per la cronaca, il massimo di ‘computer graphic’ che si vede in tutto il film è una rappresentazione grafica a 8 bit - stile ‘Commodore 64’ - del processo di assimilazione e mimesi cellulare della Cosa, oltre ad un prospetto testuale del tempo stimato di proliferazione della Cosa sul pianeta Terra (dove per un errore di traduzione, la cifra ‘27,000 hours’ viene ‘letta ad alta voce’ come ’27 ore’ da uno degli scienziati – ma gli anglosassoni usano la virgola al posto del punto per le migliaia…)
Ma a mio avviso è proprio nella rappresentazione della disperazione dei protagonisti che il film riesce a rendere il senso di terrore e rassegnazione che vuole trasmettere, il senso di vacuità della vita umana e dell’incombente minaccia ad ogni angolo: come fare ad essere sicuri che il collega con cui si è riso e scherzato fino a poco prima sia davvero ancora un essere umano ? Di chi fidarsi ? E come fare per fermare la minaccia ? Senza collaborazione, un individuo ha pochissime speranze di fermare il mostro alieno… ma con chi collaborare, e poi c’è ancora una qualche possibilità o è ormai una lotta senza speranza ? Ma soprattutto,
ci sono altri esseri umani rimasti qua dentro oltre a me, o sono rimasto il solo ?? Da brividi (e Kurt Russell, come al solito, è immenso
).